domenica 7 luglio 2013

IL CANTO DEL CIGNO




Quando (i cigni) capiscono di dover morire - anche se il canto non manca nella loro vita passata - proprio in quei momenti alzano le note più forti e più splendenti, perchè stanno per trasferirsi dal dio cui sono ministri.

Gli uomini, per la loro angoscia della morte, diffamano i cigni, spargono la voce che quel canto sia di dolore, un'acuta nenia di morte, e non calcolano che nessun uccello canta quando ha fame, o freddo o qualche altra sofferenza, neppure l'usignolo, e la rondine, e l'upupa, che si dice cantino, per sofferenza, note di morte. 

A me non pare così: neanche i cigni cantano perché stanno soffrendo; penso piuttosto che, essendo votati ad Apollo, sono veggenti, quindi, sapendo in anticipo i tesori dell'Invisibile, cantano e si rasserenano in quel giorno più che in qualunque altro della passata vita.

Io mi sento confratello dei cigni, strumento votivo di quel dio e per dono del mio signore dotato di preveggenza non meno dei cigni: e non mi stacco certo dalla vita con meno entusiasmo di loro"

 da: L'Anima - Platone, ed. Oscar Mondadori








Nessun commento:

Posta un commento